Psicologo Psicoterapeuta Bergamo – Dott.Marzio Marino

Specialista in psicoterapia cognitivo-comportamentale, EMDR, terapia metacognitiva, terapie di 3°generazione

 

Da oltre 10 anni lavoro sia nel pubblico che nel privato nell’ambito della psicoterapia clinica dell’adulto. La mia specializzazione spazia dai disturbi di personalità ai disturbi d’ansia, depressione, disturbo ossessivo compulsivo, difficoltà relazionali, disturbi sessuali e stress in genere.

Ogni trattamento è calibrato sulla persona in base alla valutazione condotta nelle fasi iniziali del percorso e concordata di volta in volta con la persona che intraprende il percorso.

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Chiamate e/o messaggi al: 348 5527406

FAQ

Quanto dura una seduta?

Le sedute solitamente hanno una durata di 50-60 minuti

Quanto costa una seduta?

La seduta ha un costo di 70 euro ai quale poi si potra detrarre il 19% eesendo spesa sanitaria e quindi deducibile dalle tasse

Posso utilizzare il bonus psicologo?

Si, ho aderito all’iniziativa, quindi potrai utilizzare tutto l’importo che ti è stato assegnato dall’INPS per fare le sedute di cui avrai bisogno

Che cadenza devono avere gli incontri?

Non c’è una cadenza prestabilita, gli incontri si concordano insieme. Solitamente e più utile fare un incontro a settimana nella prima fase della terapia e se la sintomatologia è più acuta, per andare a diradare in seguito

Lo Studio

Lo studio è situato nel cuore della città a 10 minuti a piedi dalla stazione dei treni/autolinee e a 2 minuti da Porta Nuova. Se invece preferissi venire in macchina potrai trovare parcheggio direttamente in via paglia o se fosse tutto occupato prova al Central parking in via Paleocapa 3. Se dovessi arrivare in anticipo all’interno puoi trovare una comoda sala d’attesa dove potrai leggere una rivista o prendere un caffè o un tè. Tutti gli ambienti sono agibili anche da persone con disabilità. Attualmente le figure professionali all’interno dello studio sono uno psicologo, una pedagogista e una massofisioterapista.

Come arrivare?

Se arrivi dalla stazione ti basterà andare dritto fino ai propilei e lì girare a sinistra su via Tiraboschi. Dopo circa 300 metri troverai sulla tua sinistra via Paglia. imboccandola dopo 50 metri sulla destra si troverai lo studio. Citofona a Studio Equilibrio, interno B, terzo piano.

“Nessun uomo entra mai due volte nello stesso fiume, perche il fiume non è mai lo stesso, ed egli non è mai lo stesso uomo”

Eraclito

 

Mission e il metodo di lavoro 

L’obbiettivo di ogni psicoterapia è quello, non solo di migliorare la qualità della vita e delle relazioni interpersonali della persona, ma anche quella di fornire tutti gli strumenti utili ad adottare delle modalità di pensiero più funzionali e adattive.

Per poter raggiungere questo risultato è importante che il percorso si basi su una collaborazione reciproca tra professionista e paziente, e non si limiti ad un mero apprendimento di nozioni o tecniche che si potrebbero imparare su qualsiasi manuale di psicologia.

Il risultato è quello di rendere la persona più autonoma e soprattuto più consapevole dei passaggi svolti in seduta in modo da poterli poi riproporre nella vita di tutti i giorni.

 

Alcune tecniche che utilizzo

La psicoterapia non si riduce al semplice apprendimento di concetti e tecniche, ma mira ad un cambiamento di modalità di pensiero, o relazionali più strutturali.

Le tecniche quindi devono sempre essere inserite nel contesto di un un percorso più ampio che ridefinisca il modo in cui la persona si percepisce e percepisce il mondo esterno

Metacognizione

Parte integrante di un buon percorso terapeutico è quella di migliorare la capacità del paziente di riflettere sulla propria mente e su quella degli altri. Questa abilità, come tante altre, si può allenare e permette di gestire in maniera più funzionale i propri pensieri, le proprie emozioni e le relazioni. Ogni buona psicoterapia ha fra gli obbiettivi principali quello di implementarla.

EMDR

L’EMDR è una tecnica molto particolare che, sfruttando i movimenti oculari alternati, permette di rielaborare esperienze traumatiche. Ovviamente non va usata in tutte le terapie ma va calibrata sul singolo paziente.  In particolare si è rivelato efficace nel disturbo post traumatico da stress.

Homework

Il lavoro che si svolge durante la seduta terapeutica è già di per sé efficace, ma rischia di non mantenere i suoi effetti positivi se non ci si “allena” a riproporre anche a casa quando sperimentato nei colloqui. Gli homework possono facilitare questo processo.

Mindfulness

  L’obbiettivo della maggior parte delle terapie è quello andare a modificare alcune modalità di pensiero che creano una sofferenza inutile o eccessiva nella vita della persona. La mindfulness è una tecnica che ha l’obbiettivo di facilitare la presa di distanza da quei pensieri. Non tutte le persone 

Compassion Focus Therapy

La maggior parte dei disturbi e del malessere degli esseri umani risiede nel approcciarsi in maniera indiscriminata a qualsiasi evento (interno ed esterno) con una modalità critica e giudicante. Spesso questa modalità, se pervasiva, genera molta sofferenza, sia alla persona che la mette in pratica, sia alle persone a lui vicine. La Compassion Focus Therapy è un approccio che ha l’obbiettivo di ridurre questa modalità.

Psicofarmacologia

In alcuni casi, quando una persona, per via di uno stato di attivazione eccessivo, rischia di compromettere alcuni ambiti importanti della sua vita, può essere utile valutare con il paziente una collaborazione con una psichiatra che prescriva una terapia farmacologica

Alcuni dei principali disturbi trattati

Disturbo d'ansia

La principale caratteristica del disturbo d’ansia è quella, non solo di considerare l’ansia come un problema allo svolgimento delle attività quotidiane, ma a quella di darle il “potere” di definirci come persone…

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L’ansia fa parte delle normali emozioni umane che possediamo fin dalla nascita. La sua funzione è quella di allertarci, o meglio, pre-allertarci rispetto ad un possibile pericolo. Spesso è accompagnata da una serie di risposte fisiologiche che la rendono particolarmente sgradevole. Fra le principali ci sono la tachicardia, la mancanza di fiato, un sensazione di pressione al petto, formicolio agli arti superiori ed inferiori, sudorazione, senso di derealizzazione/depersonalizzazione, stordimento, confusione, nausea, etc. Tutti questi sintomi, nonostante siano decisamente spiacevoli, sono da considerarsi normali risposte all’ evento temuto. L’elemento che le rende “problematiche” è la considerazione che noi facciamo rispetto all’ansia stessa. Se infatti le diamo il potere di definirci (come persone deboli o inadeguate ad es.) o la vediamo come un indicatore che rende più probabile che l’evento temuto si verifichi (“se adesso sono in ansia di sicuro andrò male a quell’esame all’università, o a quel colloquio di lavoro” ad es.) allora probabilmente innescheremo un circolo vizioso che incrementerà in maniera esponenziale l’attivazione fisica e psicologica.

Disturbo ossessivo-compulsivo

La base del disturbo ossessivo compulsivo è il “timore di colpa”. Spesso basta un singolo pensiero “impuro” per risvegliare una sensazione di insanabile paura di essersi macchiati di una colpa senza redenzione… 

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Questi pensieri vengono chiamati in gergo ossessioni e sono spesso accompagnate da compulsioni.

Più precisamente le ossessioni si presentano come idee, pensieri, impulsi o immagini che si manifestano improvvisamente nella mente dell’individuo e che vengono percepiti come intrusivi (ossia come estranei e sconnessi dal “normale” flusso di pensieri), fastidiosi (cioè che hanno un contenuto considerato sgradevole o pericoloso e una frequenza ritenuta eccessiva) e privi di senso (cioè irrazionali, non ascrivibili all’universo di significati della persona). Inoltre spesso questi pensieri vengono vissuti come imposti o non controllabili e non facilmente “eliminabili”.

Le compulsioni invece sono azioni fisiche o mentali che hanno l’obbiettivo di ridurre la presenza delle ossessioni o modulare la risposta emotiva che ne consegue. Sono un tentativo di soluzione alla presenza di pensieri intrusivi che, tamponano temporaneamente lo stato di disagio percepito, ma che spesso diventano poi ulteriore fonte di fastidio. Nella maggior parte dei casi infatti finiscono per diventare automatici e “indispensabili” e possono compromettere a loro volta le normali attività perché comportano un notevole dispendio di tempo ed energie.

Depressione

L’emozione che predomina nel disturbo depressivo è la tristezza. Una tristezza che sembra colorare di grigio non solo il presente ma anche i ricordi del passato, e soprattutto il futuro. Inoltre il tono dell’umore influenza anche il modo in cui l’individuo percepisce sé stesso e il mondo circostante…

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Questa modalità di pensiero prende il nome di triade cognitiva, ossia una serie di ruminazioni che portano la persona ad avere convinzioni negative su si sé, sul mondo e sul futuro che, se non gestite, tendono a mantenere lo stato depressivo. Infatti, spesso, quando si è tristi si cerca di “aggrapparsi” a qualcosa di positivo andando a scandagliare mentalmente a tutti i ricordi, le situazioni o le prospettive che potrebbero darci una visione più positiva di noi e delle nostre prospettive. Purtroppo in questo caso si è vittime di quello che viene definito il “mood conguity effect”, ossia quel meccanismo mentale che orienta la memoria e l’attenzione andando a selezionare solo gli eventi coerenti con lo stato emotivo del momento. Inoltre, anche quando potremmo avere una prospettiva positiva rispetto ad un evento presente o futuro, andiamo a filtrarlo attraverso gli occhi della tristezza, rendendolo anch’esso triste e grigio.

Disturbi di personalità

I disturbi di personalità sono 10 e possono essere molto diversi fra loro. L’elemento che li accomuna è la persistente e pervasiva rigidità di pensieri e di schemi comportamentali che causano un disagio significativo o che vanno comunque a compromettere il normale funzionamento della persona e delle sue relazioni…

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Indipendentemente da quale sia il disturbo, la persona che ne è affetta tende continuamente a riproporre dei pattern comportamentali e cognitivi che lo portano inevitabilmente a creare circoli viziosi disfunzionali che creano un forte disagio a lui e anche (o soprattutto) alle persone a lui vicine. Inoltre, proprio in virtù di quei pattern disfunzionali quasi sempre sconosciuti alla persona che li mette in atto, le modalità relazionali degli interlocutori che si rapportano a lui (partner, amici, familiari, colleghi, etc) sono sempre gli stessi e spesso negativi. Quindi ci troveremo di fronte ad una persona che si lamenta del fatto “che sono tutti cattivi con lui” o che “tutti lo trovano noioso” o “arrogante”, o ancora “troppo emotivo ed ingestibile”. Spesso si chiuderanno rapporti, anche significativi, e quelli che non si chiuderanno saranno caratterizzati da modalità poco appaganti per entrambi i membri della relazione.

Problemi relazionali

La maggior parte delle persone che si rivolge ad uno psicologo lo fa perchè si sente incapace o quantomeno in difficoltà nel gestire una relazione o un contesto sociale. La cosa non stupisce, visto che, come tutti i mammiferi, siamo esseri sociali, e abbiamo quindi bisogno di mantenere rapporti umani positivi…

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Nell’essere umano le relazioni infatti, oltre a dare un senso di appartenenza ad un gruppo, fanno percepire la persona più al sicuro e più in grado di gestire lo stress e gli eventi avversi. Inoltre, senza un costante contatto umano, si fa fatica a costruire un immagine di sé chiara e coerente. Perché tutto questo avvenga è però necessario costruire e mantenere delle relazioni “positive”. Questo non vuol dire che non si possano incontrare nel corso della vita conflitti ed incomprensioni, passaggio imprescindibile di qualsiasi sviluppo sano, ma se diventano invalidanti o troppo persistenti, allora possono essere disfunzionali. Ovviamente i fattori che influenzano le relazioni sono moltissimi e sono spesso condizionati dal sistema di significati con cui la persona decifra i mondo. A volte ad esempio partiamo dal presupposto che le cose dovrebbero andare in una determinata maniera e se la persona vicino a noi non decifra il mondo con la stessa chiave di lettura allora ci arrabbiamo terribilmente.

Disturbi psicosomatici/ipocondria

Sia nei disturbi psicosomatici che nell’ipocondria un malessere psicologico viene “spostato” sul corpo. Entrambi questi disturbi, pur appartenendo a 2 categorie diagnostiche diverse hanno in comune un eccessiva preoccupazione per il corpo ed un estremizzazione dei sintomi fisici…

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Nel caso dei disturbi psicosomatici la preoccupazione è minore e l’elemento saliente è il malessere a livello corporeo, che, per quanto possa avere una causa di natura prevalentemente psicologica, non per questo è fittizio o meno doloroso, anzi. In alcuni casi oltre al malessere (mialgia, torpori, anestesie, etc) possono essere presenti anche arrossamenti, macchie, o vere e proprie disfunzioni o limitazioni funzionali di alcune parti del corpo. Ovviamente, perché si possa parlare di disturbo psicosomatico è indispensabile aver prima escluso le cause biologiche. Anche nel caso dell’ipocondria spesso si parte da  ed esami specialistici, ma in questo caso la preoccupazione sembra essere l’elemento dominante, talvolta anche a fronte di un malessere fisico appena percepito. Ovviamente non c’è nulla di male nel voler fare gli accertamenti del caso, anzi è una buona prassi, il problema si manifesta quando a fronte di molti esami medici che non evidenziano problematiche significative, la persona non riesce a calmarsi, ma ricerca compulsivamente tutti le patologie che in qualche modo potrebbero correlare con quei sintomi. In entrambi i disturbi l’attenzione alla componente psicologica è molto scarsa o assente.

Mi presento

La specializzazione

 Sono uno psicologo psicoterapeuta specializzato in psicoterapia cognitivo-comportamentale, in terapia metacognitiva, ho il primo livello EMDR,  e negli ultimi anni ho approfondito tutte le tecniche di psicoterapia di 3° generazione.

Tratto pazienti adulti con diverse problematiche psicologiche (di lieve e media entità nel privato, e grave entità nel pubblico).

Gli studi

Ho scoperto l’interesse per la psicologia durante gli ultimi anni di studi classici.

Finito il liceo sono stato indeciso fino all’ultimo se intraprendere la carriera di medicina e quindi psichiatria, o psicologia e di seguito la specializzazione in psicoterapia. Essendo più interessato al rapporto con il paziente e al mondo dei significati personali ho deciso di trasferirmi a Padova, sede di una delle migliori università di psicologia, e intraprendere quel percorso di studi.

Mi sono quindi laureato in psicologia clinico-dinamica nel 2011 e ho iniziato subito un periodo di tirocinio di un anno presso una comunità terapeutica di Padova. Finito il tirocinio ho potuto sostenere l’esame di stato e mi sono abilitato alla professione. In quell’anno ho deciso di tornare a Bergamo.

Gli incarichi sul territorio

Mi sono quindi iscritto alla specializzazione in psicoterapia cognitiva e contestualmente ho aperto lo studio privato nel quale lavoro tutt’ora e ho iniziato una collaborazione con il cps di Nembro (centro psicosociale, Asst bergamo est) durata 4 anni.

Una volta specializzato ho portato avanti la collaborazione con il servizio pubblico iniziando un progetto sul gioco d’azzardo patologico presso l’Asst Bergamo Ovest (SerD di Ponte san Pietro e Treviglio, sportello ospedaliero presso ospedale Treviglio- Caravaggio), collaborazione che si è protratta per 4 anni.

Quindi ho ripreso la collaborazione con l’Asst bergamo Est nel 2022(collaborazione che porto ancora avanti ad oggi) lavorando per i CPS di Nembro e Trescore e successivamente con l’ambulatorio adolescenti ad Albino.

Inoltre lo stesso anno ho iniziato un progetto sperimentale a livello regionale con la COOP, per contrastare il fenomeno della dipendenza da sostanze e comportamentale. Progetto che è ancora attivo alla data attuale

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